Due anni fa, al Politecnico

17 Novembre 2009
Due anni fa, insieme con gli studenti e i ricercatori del Politecnico che compongono multiplicity.lab, esponemmo in Triennale una ricerca-progetto sulle cascine pubbliche milanesi. Il titolo dell’esposizione, “I Municipi dell’Abitare”, alludeva al ruolo che le più di 50 cascine diproprietà comunale poste a raggiera lungo i bordi di Milano avrebbero potuto avere come luoghi di riferimento, di ascolto e di risposta sui grandi problemi del disagio abitativo nella nostra città.

Di Stefano Boeri

Da un lato, le cascine erano indicate come luoghi in grado di dare accoglienza e soprattutto di orientamento per individuare soluzioni nel territorio alle migliaia di cittadini che vivono oggi in condizioni di difficoltà.2 Un ruolo che, in coerenza con una loro antica sotria di luoghi comunitari, la cascine già oggi svolgono grazie al coraggio e alla generosità sociale dei molti soggetti del terzo settore e del volontariato sociale che le abitano. Dall’altro, si proponeva di utilizzare le cascine come spazi ottimali per forme di residenzialità temporanea; luoghi per la sosta e il riposo per quelle popolazioni metropolitane che vivono Milano solo per alcuni periodi dell’anno, come gli studenti, i parenti dei pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie, gli operatori delle grandi manifestazioni espositive. Bed and breakfast, residence, ostelli, appartamenti e loft per ricercatori e studiosi potrebbero trovare nei vani delle cascine una ubicazione ottimale e di grande qualità abitativa.

Da allora, il progetto sulle cascine ha fatto grandi passi in avanti, e si è arricchito di nuovi contenuti programmatici. Un arricchimento dovuto prima di tutto ai risultati di un minuzioso monitoraggio dello stato di utilizzo delle cascine e all’ascolto attento delle richieste e delle aspettative dei loro attuali utilizzatori.

Ma anche alla presenza, accanto a multiplicity.lab, di altri soggetti – innanzitutto il Comune di Milano, il suo Assessorato allo Sviluppo del Territorio e il PIM, ma anche soggetti come Vita magazine, il Consorzio SIR, Coldiretti, Slow Food, Esterni – che hanno ampliato sia le ambizioni che le prospettive di questo grande progetto di recupero e risignificazione delle cascine comunali milanesi.

In questi mesi, la ricerca-progetto sulle cascine milanesi ha approfondito soprattutto il grande tema dell’agricoltura e delle relazioni tra sfera rurale e sfera urbana. In questa prospettiva, le cascine sono diventate gli epicentri di un progetto di ampio respiro che mira a ripensare il rapporto tra agricoltura e città a Milano.

Luoghi dove il mondo articolato delle aziende, delle altre cascine agricole, dei coltivatori e dei contadini che abitano il Parco Sud potrà incontrare la domanda dei consumatori urbani e le richieste delle sfaccettate declinazioni della ristorazione cosmopolita di Milano.

Le cascine di Milano potranno dunque non solo – dove possibile – consolidare una loro autonoma attività di coltivazione di terreni contigui, ma divenire il terminale verso il cuore della metropoli delle molteplici forme che un’agricoltura di prossimità può oggi offrire: spazi per la vendita di prodotti ortofrutticoli; orti urbani e vivai; agenzie per l’inserimento del mercato del lavoro rurale; luoghi di formazione e studio sull’agricoltura biologica e biodinamica; momenti di gioco e educazione alla biodiversità vegetale e animale per i bambini e gli alunni degli asili e delle scuole materne; spazi per una ristorazione di qualità che recuperi non solo le culture tradizionali dell’alimentazione; ma anche quel mondo di tradizioni culinarie cosmopolite – e oggi divenute locali – che Milano esprime.

Non è evidentemente un caso se, in questa nuova e più ampia prospettiva, le cascine comunali di Milano siano diventate uno dei perni del grande progetto per l’Esposizione Universale sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” che Milano ospiterà nel 2015.

E se si pensa oggi di considerare le prime riqualificazioni delle cascine milanesi come i primi segni tangibili dell’Expo sul territorio milanese. Siamo oggi davanti ad una delicata fase di transizione tra il monitoraggio delle situazioni e la programmazione delle future attività da insediare nelle cascine. Una fase che richiede grande attenzione alla pluralità delle voci e delle aspettative che il mondo urbano e rurale esprimono nei confronti di un sistema straordinario e ancora non pienamente sfruttato di spazi che costellano tutti i margini di Milano. Un processo di ascolto e collaborazione che coinvolgerà insieme alle istituzioni pubbliche, ai soggetti della società civile, agli attori dell’impresa sociale, anche fondazioni ed imprenditori privati interessati ad investire nella gestione delle nuove cascine.

Ma deve essere chiaro che il successo di questo grande e ambizioso progetto sarà tanto più convincente quanto più si rafforzerà il valore di utilità sociale che le cascine assumeranno nei prossimi anni per i cittadini di Milano.

Se sapranno diventare dei veri e propri epicentri di socialità e di imprenditorialità, dei luoghi di rilancio di una nuovo modello di sviluppo locale fondato sull’accoglienza, l’artigianato, l’agricoltura di prossimità e le professioni applicate alla condizione rurale, le cascine comunali potranno davvero assumere quel ruolo complementare di “Municipi di cerniera” tra città e campagna che il nostro progetto auspicava.