La ricerca sul terreno

26 Novembre 2009
Da ormai sei mesi un gruppo di lavoro composto da ricercatori del Politecnico di Milano, Centro studi Pim, Consorzio Sir, Coldiretti, Slow Food e Vita , è impegnato in uno studio sul recupero e la valorizzazione delle cascine di proprietà del Comune di Milano. La ricerca, promossa – attraverso il Pim – dal Comune di Milano con il coinvolgimento diretto dell’assessore Carlo Masseroli, assessore allo Sviluppo del territorio, che ha coordinato i diversi settori del Comune interessati ai progetti relativi a questo patrimonio di estremo valore, sarà presentata alla Triennale il prossimo 1 dicembre.

di Maddalena Bregani, Salvatore Porcaro

Sono 58 le cascine di proprietà comunale, sono disposte a raggiera all’interno dei confini del comune di Milano e situate per lo più all’interno dei maggiori parchi milanesi o in aree agricole ad essi limitrofe e nei pressi di vie d’acqua. Ma non mancano quelle che, sebbene in rovina, sono sopravvissute anche in quelli che nel tempo sono diventati quartieri densamente costruiti della città. Storicamente, l’identità delle cascine milanesi è legata all’agricoltura e ancora oggi ne sopravvivono 14 che sono tuttora sedi di aziende agricole a conduzione famigliare. Producono soprattutto cereali e foraggio. In alcune hanno trovato spazio progetti innovativi che coniugano la produzione agricola con nuove funzioni: commerciali (vendita diretta), educative (fattorie didattiche), turistiche (bed&breakfast), culturali (concerti, mostre, ect). Nella maggior parte dei casi, però, le attività dell’azienda negli anni si sono ridotte e non si sono rinnovate e solo una parte degli spazi e dei terreni di pertinenza a disposizione viene sfruttata. Negli anni recenti, alla vocazione agricola delle cascine milanesi se ne é aggiunta un’altra, che si è sviluppata intrecciandosi con quella originaria oppure sostituendola. Molte cascine sono state infatti recuperate e tenute in vita da soggetti del terzo settore – come per esempio il Ceas, Exodus, Nocetum, Comunità Nuova, il Consorzio SIR – e associazioni di cittadini – come il Consorzio Cantiere Cuccagna e Arci Milano – , che al loro interno hanno trovato spazi disponibili e flessibili per ospitare attività sociali e culturali di diverso tipo e servizi per i cittadini: centri di accoglienza, comunità di alloggio e cura, centri sociali, spazi per la cultura, l’arte, la musica, la didattica e il tempo libero. Queste cascine sono diventati laboratori di integrazione e cittadinanza e importanti presidi sociali del territorio.
Nonostante le cascine comunali siano un patrimonio pubblico di estremo valore, per la loro qualità storica, architettonica e ambientale, e per le pratiche che in esse hanno luogo, in questi anni non c’è stata una politica per il loro recupero e la loro valorizzazione. La loro sopravvivenza è stata demandata completamente alle energie e alle iniziative degli occupanti che, nonostante la precarietà dei contratti di affitto e comodato d’uso e la difficoltà di reperire fondi per il restauro, le hanno preservate dal degrado e dall’abbandono. In alcuni casi, addirittura, gli abitanti del quartiere hanno dovuto lottare perché non venissero alienate e continuassero a vivere come spazio pubblico.
Queste considerazioni sono state il punto di partenza dello studio di fattibilità sul recupero e la valorizzazione delle cascine, che ha avuto come primo obbiettivo il censimento dello stato di questo patrimonio e delle pratiche che vi si svolgono. Con l’aiuto del Comune, attraverso una serie di sopralluoghi e di incontri, sono stati raccolte per ciascuna cascina, descrizioni sullo stato delle strutture, dati catastali, situazioni contrattuali, progetti in corso e proposte. Contemporaneamente il gruppo di ricerca ha incontrato gli abitanti delle cascine – famiglie, comunità, associazioni, aziende agricole – per conoscere le realtà che vi hanno sede e per raccogliere istanze, progetti e desideri.
Cio che ora si chiede alle politiche pubbliche è di riconoscere e sostenere le energie e le pratiche virtuose già esistenti sul territorio e favorire l’ottimizzazione degli spazi, l’inserimento di nuove funzioni e la sperimentazione di nuove pratiche. Per promuovere in questo modo lo sviluppo di un sistema sostenibile di luoghi aperti alla città, dedicati all’agricoltura, all’alimentazione, all’abitare e alla cura del territorio. Per quanto riguarda l’agricoltura e l’alimentazione, si tratta di sostenere progetti e sperimentare metodi che ne garantiscano la sostenibilità, agevolando le aziende agricole con contratti a lungo termine e promuovendo la produzione, la trasformazione e la vendita diretta di prodotti di qualità all’interno delle cascine stesse. Queste, collegate ad un sistema più ampio delle cascine del territorio intorno a Milano, potrebbero diventare anche la sede di mercati dei contadini a chilometro zero per la commercializzazione di alimenti garantiti. Le cascine milanesi dovrebbero così diventare “cascine modello”, con spazi e funzioni dedicate all’educazione e alla didattica, in collegamento con le scuole della città. Parte dei terreni di pertinenza potrebbe essere data in gestione ad associazioni di cittadini per la realizzazione di “orti urbani”.
Negli spazi liberi delle cascine agricole e in quelle che ormai hanno perso la loro funzione originaria, lo studio di fattibilità promuove l’inserimento di diversi modelli di abitare sociale temporaneo sostenendo le associazioni che già vi operano e sperimentando nuove formule di residenza mista, in cui l’abitare sociale conviva con diverse forme di residenzialità leggera (studentati, residence, bed and breakfast), valorizzando la funzione pubblica delle cascine attraverso l’apertura degli spazi alle associazioni per iniziative sociali, eventi culturali e artistici e concerti aperte ai cittadini.
Ogni cascina diventerebbe cosi il nodo di una rete ampia e diffusa capace di favorire processi relazionali stabili, significativi e di territorio. Il tema dell’Expo 2015 – “Nutrire il pianeta, energia per la vita” verrebbe in questo modo sviluppato nel tessuto stesso della città, restituendo un patrimonio stabile per la città e per tutti i suoi cittadini.